L’eremo di San Lorenzo, sorge su una vetta laterale dell’Armentera, a 1185m, su un probabile luogo di culto precristiano e frequentato anche in epoca preistorica. L’attuale costruzione è molto antica, lo testimonia un affresco venuto alla luce per merito di un fulmine che nel 1977 colpì la chiesetta. Sotto le immagini di un’Ultima Cena del XIV secolo è ora visibile un volto in stile romanico che ha fatto datare l’ermo intorno al 1200. Il romitorio attuale, invece, fu realizzato alla fine del Trecento su volere di Siccone II di Caldonazzo Castronovo che, secondo la leggenda, fece un voto per aver avuto salva la vita durante un incidente di caccia sull’Armentera.
La chiesa ebbe sempre un custode, il primo di cui si ha notizia risale al 1451, mentre l’ultimo lasciò San Lorenzo nei primi anni del 1800. Data la difficoltà a raggiungere il posto, la messa veniva celebrata solo in pochi casi, qualche domenica o qualche processione votiva in occasione di particolari avversità tra cui la peste. Numerosi erano comunque i pellegrini che facevano visita all’eremita, lo testimoniano i vari graffiti lasciati alle pareti in ogni epoca e lo testimonia anche l’antica pietra della soglia precedente a quella attuale, che stata rinvenuta durante gli scavi ed è risultata alquanto consumata. Il giorno di maggior affluenza era allora come adesso la festa di San Lorenzo, il 10 agosto, giorno in cui la chiesa viene aperta al culto e si possono ammirare gli interni affrescati.
La chiesa è un’aula rettangolare con il soffitto in legno e il pavimento in larice. Il tetto è ricoperto per metà da scandole e metà di lamiera che serve alla raccolta dell’acqua piovana in un pozzo, non essendoci infatti nessuna sorgente.
I pregevoli affreschi interni comprendono almeno 6 epoche
diverse. Oltre al volto duecentesco raffigurante probabilmente un San
Cristoforo, vi è un altro dipinto del duecento con l’immagine di 3 santi
coronati, uno dei quali femminile con un volatile nella mano destra, la cui
collocazione nel contesto della chiesa non è ancora chiara. Sulla parete sud si
può ammirare un San Lorenzo di poco successivo ma molto meglio conservato,
probabilmente grazie anche a restauri e rimaneggiamenti di epoche diverse.
Sulla parete nord vi è un dipinto risalente
ai primi del Trecento e raffigurante una Madonna in Trono con Bambino in
mezzo a 2 santi. La santa coronata di destra porge due corone con l’intenzione
di incoronare sia
Verso la metà del Trecento la chiesa viene ampliata, segno che era molto frequentata, e sulle pareti vengono eseguiti nuovi affreschi. Su quella nord e parte di quella ovest venne eseguito un altro ciclo con scene del martirio di San Lorenzo. Sono 7 riquadri, tutti riconducibili alla storia del Santo narrata nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine nel XIII secolo. Nonostante alcuni siano rovinati, si riesce a capire per tutti cosa descrivano le scene e, specialmente nel quadro del supplizio del Santo sulla graticola, si raggiunge un’alta qualità artistica, in diretto riferimento alla scuola giottesca padovana.
Di un altro periodo è il Santo con Barba e Bastone che si trova sulla parete sud ma molto rovinato. È datato tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo e si tratta probabilmente di San Giacomo Maggiore.
L’ultimo periodo di affreschi è quello della zona absidale.
L’Annunciazione occupa gli spazi laterali e, sullo specchio
dell’inginocchiatoio, reca una dedica con data: 1523. L’abside contiene un
Trono di Grazia raffigurante
Anche all’esterno vi sono importanti affreschi. Sulla facciata della chiesa ampliata si intravede una Crocifissione con Madonna e San Giovanni Evangelista (detto “déesis”) che faceva parte di un ciclo di affreschi esterni più ampio, sempre della metà del XIV secolo.
Bibliografia:
Vittorio Fabris – Alla scoperta del Borgo – 2004- Comune di Borgo Valsugana
Alberto Folgheraiter – I custodi del silenzio vol. 2 – 2003 Curcu & Genovese Ass